giovedì 17 marzo 2016

Da scambista a cuckold


Da scambista a cuckold.

Quella notte rimanemmo in silenzio per un bel po’, mentre guidavo verso casa. Mia moglie sembrava assorta nei suoi pensieri e aveva chiuso gli occhi. “Dormi? “ le chiesi, ben sapendo che era sveglia e che probabilmente stava pensando a quanto accaduto.

“No, affatto” rispose, mantenendo gli occhi chiusi.

“Scusa” le chiesi, “ma nel questionario avevi scritto che ti sarebbe piaciuto farlo con un negro?”.

“Per prima cosa non usare quel termine volgare: si dice uomo di colore o afro-americano. E poi che ne sai? Non hai avuto il tuo accoppiamento?”.Visto che rimanevo in silenzio si girò a fissarmi ed esclamò: “No… tu hai guardato. Dimmi la verità, tu hai solo guardato quello che facevo io”. Non ho mai saputo mentire bene, e ammisi che era così (la prestazione orale della mulatta era in realtà stata un aiuto alla masturbazione che avrei praticato se non fosse intervenuta lei).

“Penso di sapere cosa hai scritto tu nel questionario” disse mia moglie. “Sì, è vero, io ho ammesso che non l’avevo mai fatto con un superdotato, se di colore ancora meglio. E ti dico subito che mi è piaciuto molto, ho provato qualcosa di diverso da qualsiasi altra volta”.

Alle sue parole sentii che stava partendo l’ennesima erezione di quella lunga giornata, ma non dissi nulla.

Arrivati a casa però, quando fui nudo in stanza da letto, lei se ne accorse e chiese con aria stupita: “Ma non ti è bastato?”. Poi aggiunse subito: “Io ne ho avuto abbastanza, ma vieni qui, non puoi andare a letto così”. Aggiunse altra crema da notte di quella che si stava spalmando sul viso sulle mani e se la bene; poi prese il mio membro con tutte e due le mani, manipolandolo con sapienza fino farmi eiaculare in meno di un minuto. “Ora fatti una doccia e vai a dormire”, mi disse, ed entrò nel letto spegnendo la luce sul suo comodino.

Non ne parlammo per un paio di giorni, poi una sera Fulvio telefonò a casa nostra per sapere come era andata. Rispose mia moglie e la sentii dire che era stata una discreta serata, ma niente di speciale; si aspettava di più. “No, non credo che ci sarà un bis, troppe regole, troppe restrizioni. Con voi? Beh, perché no, se volete una sera ci vediamo, ma non prima di un mese perché andiamo fuori per due settimane e poi avremo gli operai in casa per rifare il tetto, una rottura”. Salutò e appese il ricevitore. La guardai con aria incuriosita e le chiesi: “Ma che diavolo gli hai detto? Noi non dobbiamo partire né abbiamo in programma lavori sul tetto”. “Lo ho scaricato, non ci serve più, ne ho avuto abbastanza sia di lui che di Francesca.”, rispose.

“Senti la realtà è questa: ci siamo scambiati i numeri di cellulare con Patrick, l’uomo di colore dell’altra sera. A lui è piaciuto come a me e abbiamo deciso di rivederci. Questo non significa niente nel nostro rapporto, voglio solo un altro po’ di piacere fisico e psicologico”.

“E io?” chiesi, come un bambino a cui avevano tolto il giocattolo preferito.

“Dipende da te” disse. “Puoi rimanere del tutto fuori e io cercherò di essere il più discreta possibile. Oppure puoi avere la tua parte, da cuckold, visto che ormai la tua attività preferita è guardare; e non dire di no, sai benissimo che è così. Lo farò venire qui, così non ci sarà l’imbarazzo e il rischio di alberghi a ore o peggio, tu puoi assistere e anche fare riprese, se vuoi: quelle interessano pure me, specie per quando sarò in menopausa…”

Sapevo che la nostra casa era effettivamente il luogo ideale: in stanza da letto c’era un grosso armadio a muro da cui mantenendo una fessura aperta si dominava con la vista il letto matrimoniale. In salone c’era la finestrella di comunicazione con la cucina, da cui era possibile vedere almeno tre quarti dell’ambiente.

Mi eccitai subito all’idea e dissi che a me andava bene.

Patrick si presentò alla villa in cui abitiamo tre sere dopo, elegantissimo in completo nero, con camicia bianca e cravatta azzurra; e con una bottiglia di champagne in mano. Lo vidi entrare dalle scale, poi entrai in cucina dalla porta-finestra esterna, come d’accordo con mia moglie. Lei non lo avrebbe fatto entrare in cucina in nessun caso.

Dal mio punto di osservazione privilegiato vidi che le chiacchiere e i preliminari durarono pochissimo: in fondo non era un appuntamento d’amore ma di sesso puro.

Fu lui a prendere l’iniziativa, spogliando delicatamente mia moglie pezzo per pezzo finché rimase con il solo perizoma. A questo punto lei gli chiese di togliersi tutto anche lui ed assistetti ad una specie di spogliarello maschile, alla fine del quale lui, tolti i boxer come ultimo indumento, espose alla vista di lei (ma a sua insaputa anche mia) il suo pene enorme e lunghissimo. Anzi, mi sembrò ancora più lungo e spesso che al di là della vetrata qualche tempo prima. Mia moglie sembrava ipnotizzata e attratta al tempo stesso da quell’attrezzo, quasi fosse un serpente incantato. Gli si avvicinò e lo prese con le mani, carezzandolo delicatamente (era già in piena erezione). Poi leccò la cappella con la punta della lingua e lui lanciò un gemito di piacere. Quindi cominciò la fase per lei più difficile: spalancò la bocca e cercò di farci entrare il membro dell’uomo, ma per quanti sforzi facesse quando lei si doveva fermare per mancanza di spazio in gola, almeno la metà rimaneva fuori. Comunque lui sembrò gradire il trattamento, carezzandola sulla schiena e muovendole la testa per avere più piacere. Sentii varie volte versi come di soffocamento o conati di vomito da parte di lei, ma non si fermò assolutamente, finché non fu lui a fare un passo indietro e a girare mia moglie di spalle. Le tirò giù il perizoma e glielo tolse. Dopo averlo annusato lo gettò via e la aiuto a mettersi in ginocchio per riceverlo dentro di sé. Lei assunse senza difficoltà la posizione a pecorina in cui era esperta da oltre trent’anni e quando il suo culo svettò più in alto di tutto il resto del corpo lui la penetrò nella vagina senza difficoltà e comincio a menare colpi poderosi accompagnati da sospiri e gemiti di lei e versi tipo urla da tifoso di calcio allo stadio da parte di lui.

Mi resi conto di due cose: una erezione tale da parte mia che mi dovetti trattenere per non venire subito e una totale mancanza di gelosia.

A giudicare dai versi e dai suoni, mia moglie ebbe almeno due orgasmi, il secondo subito dopo l’eiaculazione dentro di lei del partner.

Fecero poi un pausa. Mentre lui era in bagno mi fece cenno di andare nell’armadio di sopra: evidentemente avrebbero proseguito in stanza da letto. Corsi su per le scale ma non feci a meno di notare il viso accaldato e i segni rossi sui seni e sulla schiena di mia moglie.

Mi infilai nell’armadio a muro lasciando uno spiraglio. Dopo una decina di minuti arrivarono, entrambi completamente nudi con due flute da champagne pieni. Notai che l’uccello di Patrick, floscio, gli pendeva un po’ sulla destra arrivando comunque quasi a metà coscia…!

Poi cominciò la seconda fase: finito lo champagne mia moglie si sdraiò sul letto, allargò le gambe completamente, tipo ginnasta in spaccata, e cominciò a toccarsi. Allargava le grandi labbra, titillava il clitoride, metteva insomma in mostra i suoi…gioielli. Il risultato fu una progressiva erezione dell’uomo, che in poco tempo divenne completa. A questo punto fu lui, sdraiatosi a pancia sotto sul letto, a usare la lingua sulla fica di mia moglie che mostrò con dei sospiri assai rumorosi il suo gradimento. Capii che lo voleva di nuovo dentro di sé. Ma lui continuo il suo cunnilinguus fino a farle avere un orgasmo. Poi la voltò e ricominciò a leccarla, ma stavolta sul buco del culo. Ebbi la netta sensazione che lei lo volesse sì dentro, ma davanti, perché cercava nuovamente di girarsi supina, ma lui glielo impediva, prima con delicatezza , poi, dato che lei continuava, con violenza: la inchiodò al letto a pancia sotto con una delle sue grosse mani sul fondo schiena, mentre con l’altra prese darle della forti pacche sul sedere, alternando la natica destra e la sinistra finché lei non cedette e stette ferma: aveva capito il suo destino. Lui fece cadere della saliva sul suo ano e la spalmò tutto intorno. A questo punto lei dimostrò di essere una donna che pensa sempre a tutto, come sapevo da trentadue anni: allungò la mano verso il comodino e ne estrasse una boccetta di Baby Oil Johnson, che porse a Patrick senza dire niente. Lui la aprì, lubrificò alla grande il suo orifizio posteriore (che dal mio punto di vista sembrava così piccolo rispetto al cazzo che stava per violarlo) e poi stabilì le posizioni: lei di nuovo a pecorina, come prima, lui non in ginocchio ma accovacciato dietro di lei. Immediatamente la punta del gigantesco membro spinse sull’ano penetrandolo lentamente ma inesorabilmente. Incredibilmente, per me, ci entrò tutto, a differenza della gola. Quando rimasero fuori solo i testicoli vidi la faccia di mia moglie che mostrava una certa sofferenza, ma non emise alcun verso per avvalorare tale mio parere. I versi, di dolore, piacere o entrambi, cominciarono subito dopo, quando lui cominciò la sua azione poderosa a stantuffo nel retto di lei, e date le dimensioni dell’attrezzo, non credo fosse solo piacere, anzi…

Non dava cenno di venire, si mosse dentro di lei per almeno cinque minuti e allora fui sicuro che lei stava provando dolore. Infatti per la prima volta quella sera non la sentii avere un orgasmo, mentre lui finalmente venne rumorosamente, eiaculando il suo sperma all’interno del retto di lei. Rimase così per un paio di minuti poi si ritrasse, e nel momento preciso che lo fece vidi l’ano di mia moglie largo come un collo di damigiana e rosso come un pomodoro, mentre usciva lentamente del liquido biancastro viscoso che si depositava sul lenzuolo. Tempo pochi secondi e gli sfinteri fecero il loro lavoro: il buco si richiuse come un fiore di notte (il rossore circostante rimase) e lei si girò sulla schiena, lanciando uno sguardo spaurito verso l’armadio da cui stavo osservando la scena. Poi corse in bagno, perdendo sul pavimento altro sperma colato fuori dall’ano e ci rimase almeno venti minuti. Nel frattempo io mi ero masturbato alla grande, con un rotolo di Scottex-casa vicino per non sporcare l’armadio a muro.
Nel frattempo Patrick, fatta la sua doccia, si era rivestito di tutto punto ma senza rimettere la cravatta. Attese seduto il poltrona che lei uscisse dal bagno, coperta dal suo accappatoio colorato di Missoni, si alzò e le andò incontro per baciarla. Lei accettò apparentemente senza troppo entusiasmo, poi gli disse che era stanchissima e che ora voleva solo dormire.

Lui capì e se ne andò subito; mia moglie lo accompagnò alla porta d’ingresso, poi in salotto, dove nel frattempo ero sceso anche io, si versò mezzo bicchiere di grappa alla pera, la sua preferita e lo tracannò in pochi secondi. Poi mi chiese: “Allora, ti sei divertito? Dalla tua faccia direi di sì.”.

“Sì, è stato meglio che alla villa. Ma l’ultima parte ti ha dato fastidio o sbaglio?”.

“Ammetto che un po’ di dolore l’ho avuto, ma hai visto le dimensioni del suo coso? Una volta che accetti di farlo devi prevedere tutto. Certo averlo davanti è una cosa fantastica, dietro forse lo è solo per lui. Credo che in futuro per il culo mi dovrò accontentare di cazzi normali, tipo il tuo”.

“Allora, altri scambi in programma?” le chiesi “Rivedrai il tuo stallone nero?”.

“Scambi ufficiali in ville o alberghi no, basta. Con Patrick sarò io a decidere. Visto che a te va bene così, tipo stasera, accetterò la corte dei tanti che mi stanno dietro da tempo e poi farò una selezione. Ah, dimenticavo: hai fatto delle belle riprese?”.

La guardai desolato. “No, ero troppo occupato a seguire tutto, mi sono scordato”.

“Che cavolo” esclamò “non ci si può fidare di te in niente! Ora mi toccherà ripetere una serata con Patrick… Beh, devo prima far riposare il mio culo, ci vorrà un po’.

Buona notte.”.

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