Carla guardava con impazienza l’orologio. La studentessa era in ritardo di una mezz’ora. L’aria all’interno della Centrale era abbastanza mite rispetto all’afa che si respirava fuori, dopo tutto a luglio Napoli era sempre afosa, soprattutto con Corso Umberto pieno di macchine che andavano e venivano. Carla dette un altro sguardo all’orologio, sbuffò e incrociò le braccia sul ventre sotto i seni prosperosi, che la camicetta bianca faceva quasi fatica a tenere nascosti, per non parlare della minigonna nera che copriva altrettanto a stento le natiche sode, lasciando libere le lunghe gambe. Lei era una donna di quarantacinque anni eppure ne dimostrava venticinque, alta un metro e settantasette, snella con due gambe lunghe e sensuali, il collo stretto quasi aristocratico, quelle labbra carnose, gli zigomi alti, il naso a punta un po’ snob e quegli occhi maledettamente azzurri che stonavano con il nero dei capelli portati sempre a caschetto e la pelle olivastra… adorabile miscuglio di popoli. Ma ciò che faceva voltare tutti a guardarla era il sinuoso movimento del suo corpo, una sinfonia perfettamente orchestrata, con quel sedere a mandolino…sodo, musicale…e quel seno pieno e carnoso… non c’era professore o studente in tutta la Federico II che non sognasse nelle notti più torbide di mordere quei seni ed entrare in quelle natiche, o di morire stretto nell’abbraccio di quelle lunghe cosce. Peccato per tutti loro…visto che Carla era rigorosamente lesbica. Quasi tutti lo sapevano, lei odiava gli uomini, il loro puzzo, il loro voler dominare… il loro ridicolo arnese e lo schifoso sperma! Aveva avuto quando era più giovane rapporti con gli uomini e il ricordo la faceva star male. Lei doveva essere la padrona, lei doveva condurre il gioco… una sfinge pronta a schiacciare qualsiasi cosa le impedisse di ottenere il piacere… questo era Carla.
"Quarantacinque minuti! Ma tua
guarda questa cretinetta! Mi sta facendo perdere un sacco di
tempo…giuro che appena arriva…" non riuscì a finire la
frase che le morì sulle sensuali labbra. Una figura era in corsa
verso di lei. Il rumore dei tacchi sbattuti con violenza ritmica sul
marmo pervadeva l’intero salone della Centrale. Quando la figura si
fermò ansimante d’avanti a Carla, quest’ultima non poté che
osservarla meravigliata.
Una ragazza non più giovane di una
ventina d’anni, snella e di bassa statura, due gambe coperte da
calze trasparenti e una minigonna blu che lasciava però intravedere
il reggicalze, una camicetta bianca e una giacchetta anche essa blu,
una corsettina bianca che si intonava con le scarpette. La ragazza
era appoggiata sulle ginocchia e ansimava per la corsa…quando si
raddrizzò per presentarsi Carla fu presa da un sussulto. "Mi
scusi… (anfh)… per il ritardo professoressa, sono Antonia
Martino." Antonia aveva una pelle chiara, un viso dolce quasi
adolescenziale, i capelli corti tinti di rosso acceso con una piccola
cresta un po’ punk, un nasino delicato, due occhietti verdi
penetranti e delle labbra sottili marcate da un rossetto nero e delle
dolcissime orecchiette che sporgevano leggermente, il tutto coronato
da delle gote un po’ lentigginose.
Carla la squadrò, un po’ incerta su
chi aveva d’avanti, notando però che la ragazza non indossava il
reggiseno, visto che dalla camicetta, resa un po’ trasparente dal
sudore si intravedevano i seni rosa della ragazza probabilmente per
la fretta si era dimenticata del reggiseno. Un leggero fremito la
scosse " Beh…signorina Martino lei è in ritardo." disse
semplicemente ma guardandola con gravità. La ragazza sorrise
maliziosamente e si gratto la testa con aria dispiaciuta…"Ecco
vede… il traffico e il caldo…", "Va bene, va bene
vediamo di non perdere altro tempo in scuse… mi segua." così
dicendo Carla si voltò e si incammino verso l’ascensore, mentre
camminava lanciava degli sguardi fugaci ad Antonia che la seguiva,
arrivate all’ascensore la fece entrare per prima, lanciando uno
sguardo al suo sederino…”Però… bella fighetta” pensò.
Mentre l’ascensore saliva, Antonia si
tolse la giacca mostrando la camicia a mezze maniche. In quello stato
i suoi seni erano ancora più visibili, Carla incominciò a chiedere
alla ragazza informazioni inerenti a suoi precedenti lavori e mentre
lei parlava lanciava sguardi alla seconda abbondante della
studentessa. Arrivate uscirono dall’ascensore e si trovarono di
fronte a due rampe di scale, "Mi spiace a ma qui si deve andare
a piedi per gli uffici. " disse Carla, Antonia sorrise "Dopo
quella corsa queste rampe saranno una passeggiata. "disse
ridendo dolcemente, “cretinetta” pensò la sfinge che ricambiò
falsamente il sorriso della giovane. D’improvviso il cellulare di
Carla vibrò, "Lei incominci a salire mentre controllo il
messaggio." , Antonia annuì e si avviò per le scale, il
messaggio era una stupida pubblicità promozionale, ma Carla lo
benedì perché le permise di vedere il paradiso. Mentre Antonia
saliva la seconda rampa, la sfinge aveva alzato gli occhi e vide che
la giovane studentessa non indossava le mutandine, permettendo a
Carla di ammirare le grandi labbra succose della sua fighette rasata.
Un lampo di calore attraverso le cosce della sfinge e pensieri
perversi si fecero strada nella sua mente . Quando si trovarono
d’avanti alla porta dell’ufficio Carla lasciò il passò di nuovo
alla studentessa e quando chiuse la porta lo fece a chiave, con un
solo pensiero nella mente “Questa me la voglio scopare.”.
"Ho chiuso a chiave così non
saremo disturbate…si metta pure comoda." , l’ufficio era
abbastanza illuminato e ampio, c’erano due scrivanie , una vuota
abbandonata da poco e quella di Carla , più svariati altri normali e
noiosi oggetti da ufficio universitario.
La sfinge si sedette dietro al sua
scrivania di ferro, poi tirò fuori da un cassetto il fascicolo della
ragazza ed incominciò a leggere. "Il suo curriculum è
alquanto…normale, non ci sono segni particolari…e quel documento
che le ho chiesto?" domandò guardando dritta negli occhi la
giovane, "Sì c’è l’ho !" Antonia prese la borsetta ed
incominciò a frugare nervosamente, lasciando cadere fuori una
tessera dell’Arci gay. Fulmine la sfinge afferrò la tessera la
osservò e poi indirizzò uno sguardo interrogativo alla ragazza, la
quale imbarazzata "Ecco sono iscritta all’Arci Gay… sono…
lesbica spero che questo non…", "Oh no no affatto, non si
preoccupi io non ho… pregiudizi." disse la sfinge, che nella
sua testa orami pregustava di leccare quella bella figa. Antonia
sorrise nervosamente riprendendo la tessera e tirando fuori il
documento. Carla diede uno sguardo fugace al documento, lo posò
delicatamente e si alzò dalla sedia, andando lentamente e
sinuosamente a porsi d’avanti alla ragazza sedendosi sulla
scrivania. Poi la osservò dall’alto per metterla in soggezione,
"Le dirò cara signorina Martino, che ci sono pochissime
probabilità che lei diventi mia assistente… a meno che lei non
soddisfi, come dire... determinate necessità.", lo sguardo di
Antonia divenne un misto tra supplica e perplessità, "La prego
professoressa, so di non essere una che si è distinta
particolarmente però ecco io ho davvero bisogno di questo lavoro!",
la ragazza si poggio un mano sul seno destro e la sfinge partì alla
conquista della preda. "Non mi riferivo a necessità
lavorative…" allungo la mano sinistra toccando delicatamente
la spalla della ragazza che incominciò a capire ed ad arrossire,
"Allora… che… genere di necessità?" chiese
ingenuamente la studentessa, "Adesso lo scoprirà cara
signorina…". Lentamente, Carla avvicinò il viso a quello
della giovane che la guardava con un po’ di terrore, terrore che si
dissipò immediatamente in un consenso, quando le labbra e poi le
lingue delle due donne si unirono in un abbraccio. La sfinge con mani
esperte, sbottonò la camicetta della ragazza, e mentre le lingue si
toccavano e si colpivano con passione ardente, le mani della donna
avevano incominciato a giocare con le morbide forme della giovane.
Carla sfregava ritmicamente tra di loro morbide tette di Antonia,
stuzzicando i capezzoli ormai duri con i polpastrelli dei pollici,
cercando di armonizzare il ritmo delle mani con quello delle lingue.
La rossa, superata la sorpresa aveva anche essa allungato le piccole
mani verso il petto della mora, stringendo con forza le grandi tette
di quest’ultima che le piccole mani con difficoltà riuscivano a
stringere.
Ormai si era nel pieno dei preliminari
e così le due donne a petto nude si stringevano a vicenda le tette.
Carla gemette mentre si sentiva succhiare la carne. L’eccitazione
aumentò quando l’altra le strinse tra i denti il capezzolo,
toccandolo anche con la lingua. La sfinge così infilò le dita nella
figa per masturbarsi con estremo piacere. L’altra però gliele
tolse per infilare le sue. Le infilò quattro dita per poi
sgrillettarle con il pollice. Carla supplicò di farsela leccare e
così la rossa iniziò a slinguarle le grandi labbra e il clitoride.
Le mostrò poi il culo, che per poco non la faceva svenire per la sua
forma perfetta. Inutile dire che la sua lingua si fiondò tra le
natiche per leccarle la fighetta e il buco del culo. Andarono avanti
così per molto tempo, finché Carla iniziò a spruzzare come una
fontana. Entrambe godettero come mai prima d’ora e bevvero
avidamente a vicenda i liquidi che fuoriuscivano dalle loro fonti di
piacere.
Con una freddezza che la
contraddistingueva, la sfinge esclamò, "Sei assunta…
troietta… però ti avverto… non provare a fottermi senza il mio
consenso!", minacciò con crudeltà. La ragazza ebbe la forza di
annuire leggermente con il capo.
Rivestite le due si scambiarono ancora
qualche bacio prima di lasciarsi, "E mi raccomando signorina
Martino domani alle otto puntuale e… senza mutandine… Sono stata
chiara?". La rossa annuì mentre chiuse la porta. Scendendo si
rimise in ordine cercando di riprendersi un po’ dalla scopata, poi
una chiamata... Entrò in ascensore e rispose. "Sì è andata
bene… sìsìsì mi ha scopata e che scopata! Quella è una vera
troia… sì, la tua trovata è stata geniale altrimenti non avrei
saputo come farle capire che ero lesbica senza insospettirla... Sono
venuta senza reggiseno e senza mutande e quella vacca mi ha
letteralmente sbranato la figa… Sì, grazie tesoro ti amo, ora ho
un lavoro e una che mi scopa, sì due piccioni con una fava… anche
una figa direi".
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