Michele aveva fatto tardi quella sera, per poco non perdeva l'ultima corsa. Salito al volo non vide nessun passeggero. Dopotutto chi si aspettava di trovare a un'ora così tarda? Invece, proprio mentre stava per sedersi, notò la donna seduta in fondo al vagone che subito lo colpì.
Forse i voluminosi boccoli castani,
forse la corta gonna che lasciava in mostra due lunghe gambe velate
appena dal collant chiaro, o forse la bocca carnosa decorata da un
bel rossetto smagliante. Michele si diresse più vicino alla donna,
sedendosi nei paraggi, non troppo vicino per non essere invadente, ma
quel tanto che bastava per ammirarla. La donna leggeva un libro, i
suoi occhi fissi sulle pagine, quelli di Michele sulle sue gambe. Non
riusciva a smettere di guardarle. Le caviglie sottili, la curva
gentile del ginocchio, le cosce sode. Si morse un labbro, si stava
eccitando. La donna accavallò le gambe e all'improvviso alzò gli
occhi verso Michele il quale si accorse che senza volerlo si era
sporto col busto per ammirare meglio quel bel paio di cosce. Quando
si accorse che la donna lo guardava si affrettò a raddrizzarsi e a
distogliere lo sguardo. Temendo di averla infastidita, Michele
diresse una rapida occhiata al viso di lei e vide l'ultima cosa che
sperava di trovarvi, un sorriso. Sorrise a sua volta, contento che la
sua indiscrezione non avesse avuto conseguenze negative, ma da quel
momento si costrinse a guardare la donna il meno possibile. Poco dopo
vide che lei aveva scavallato le gambe lasciandole appena divaricate,
forse non più di dieci centimetri ma abbastanza da far tornare
l'eccitazione in Michele. La donna aveva anche abbassato il libro
permettendo alla camicetta blu, che aderiva perfettamente ai seni, di
essere visibile. Ora l'eccitazione di Michele era chiaramente
visibile sotto i pantaloni della tuta. La donna posò gli occhi sul
rigonfiamento evidente e sbuffò sorridendo. Anche Michele sorrise,
non sapeva bene però come comportarsi, pensava che forse anche la
donna provava attrazione per lui e, mentre era preso da questo
pensiero, vide lei che si sbottonava la camicetta, i primi due
bottoni. Michele allora si fece coraggio e andò a sedersi di fianco
a lei. La donna chiuse il libro e posò una mano sulla gamba di
Michele. Quel contatto lo fece trasalire e portò la sua erezione al
massimo. Toccò anche lui la gamba della donna, sopra la gonna, ma i
suoi occhi erano fissi sul solco dei seni morbidi che spuntavano. La
donna allora slacciò i restanti bottoni della camicetta, prese la
mano di Michele e la infilò nel reggiseno. A quel punto non c'erano
più inibizioni, la mano di Michele palpava avida quel seno soffice
dal capezzolo duro e, non avendone abbastanza, passava subito
all'altro seno. La mano della donna era tornata sulla gamba di
Michele e, lentamente, si diresse verso l'interno afferrando la carne
soda dei muscoli per poi proseguire verso i testicoli e massaggiarli.
Ora il seno della donna era completamente libero perché Michele
aveva abbassato il reggiseno per meglio godersi quei frutti maturi e
poterli anche leccare. Intanto sentiva la mano di lei che si infilava
nei suoi pantaloni alla ricerca del membro duro, lo agguantava e,
scorrendo verso il basso, scopriva la cappella voluminosa. Michele si
lasciò sfuggire un gemito, lasciò il seno per dirigersi tra le
gambe, sollevare la gonna e rendersi conto che quelli che credeva
collant erano in realtà autoreggenti. Meglio così pensò
insinuandosi tra le cosce calde fino alle mutandine scostandole. Con
le dita giocherellò tra le grandi labbra attendendo l'umidità
sufficiente a poter entrare nella cavità nascosta e a quel punto,
anche dalla bocca di lei, uscì un mugolio soddisfatto. Michele
affondò ancora di più le dita dentro di lei, i suoi movimenti
acceleravano in sincronia con la mano di lei che si dedicava al
piacere del suo pene ormai troppo gonfio per resistere ancora. Le
dita di Michele, sempre più umide, sentirono le morbide e calde
pareti contrarsi leggermente e la donna gemette ancora. Col pollice
Michele indugiò sul clitoride mentre aveva aggiunto il terzo dito
nella vagina della sconosciuta. Non poteva ancora resistere a lungo,
quella strana situazione l'aveva eccitato molto più del solito e
sentiva che l'orgasmo stava per esplodere. Quando lei si avvicinò
per sussurrargli "Così...più forte...vengo!" non poté
più trattenersi e, entrambi, godettero insieme lasciandosi
sconvolgere dal piacere.
La donna prese un fazzolettino dalla
borsa, si pulì la mano dallo sperma di Michele e si riassettò la
gonna. Il treno si fermò, la donna si alzò e uscì. Michele era
rimasto a guardarla, col pene ancora fuori dai pantaloni chiazzati di
sperma. Quando il treno ripartì, si accorse del suo stato e si rese
conto che anche lui sarebbe dovuto scendere a quella fermata.
Michele prese quel treno per diversi
giorni a seguire, sperando di incontrare di nuovo la sconosciuta, ma
non la vide più. Di lei gli restò solo il ricordo di uno dei più
begli orgasmi della sua vita che lo accompagna ogni volta che si
masturba.
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