Da scambista a cuckold.
Quella notte rimanemmo in silenzio per
un bel po’, mentre guidavo verso casa. Mia moglie sembrava assorta
nei suoi pensieri e aveva chiuso gli occhi. “Dormi? “ le chiesi,
ben sapendo che era sveglia e che probabilmente stava pensando a
quanto accaduto.
“No, affatto” rispose, mantenendo
gli occhi chiusi.
“Scusa” le chiesi, “ma nel
questionario avevi scritto che ti sarebbe piaciuto farlo con un
negro?”.
“Per prima cosa non usare quel
termine volgare: si dice uomo di colore o afro-americano. E poi che
ne sai? Non hai avuto il tuo accoppiamento?”.Visto che rimanevo in
silenzio si girò a fissarmi ed esclamò: “No… tu hai guardato.
Dimmi la verità, tu hai solo guardato quello che facevo io”. Non
ho mai saputo mentire bene, e ammisi che era così (la prestazione
orale della mulatta era in realtà stata un aiuto alla masturbazione
che avrei praticato se non fosse intervenuta lei).
“Penso di sapere cosa hai scritto tu
nel questionario” disse mia moglie. “Sì, è vero, io ho ammesso
che non l’avevo mai fatto con un superdotato, se di colore ancora
meglio. E ti dico subito che mi è piaciuto molto, ho provato
qualcosa di diverso da qualsiasi altra volta”.
Alle sue parole sentii che stava
partendo l’ennesima erezione di quella lunga giornata, ma non dissi
nulla.
Arrivati a casa però, quando fui nudo
in stanza da letto, lei se ne accorse e chiese con aria stupita: “Ma
non ti è bastato?”. Poi aggiunse subito: “Io ne ho avuto
abbastanza, ma vieni qui, non puoi andare a letto così”. Aggiunse
altra crema da notte di quella che si stava spalmando sul viso sulle
mani e se la bene; poi prese il mio membro con tutte e due le mani,
manipolandolo con sapienza fino farmi eiaculare in meno di un minuto.
“Ora fatti una doccia e vai a dormire”, mi disse, ed entrò nel
letto spegnendo la luce sul suo comodino.
Non ne parlammo per un paio di giorni,
poi una sera Fulvio telefonò a casa nostra per sapere come era
andata. Rispose mia moglie e la sentii dire che era stata una
discreta serata, ma niente di speciale; si aspettava di più. “No,
non credo che ci sarà un bis, troppe regole, troppe restrizioni. Con
voi? Beh, perché no, se volete una sera ci vediamo, ma non prima di
un mese perché andiamo fuori per due settimane e poi avremo gli
operai in casa per rifare il tetto, una rottura”. Salutò e appese
il ricevitore. La guardai con aria incuriosita e le chiesi: “Ma che
diavolo gli hai detto? Noi non dobbiamo partire né abbiamo in
programma lavori sul tetto”. “Lo ho scaricato, non ci serve più,
ne ho avuto abbastanza sia di lui che di Francesca.”, rispose.
“Senti la realtà è questa: ci siamo
scambiati i numeri di cellulare con Patrick, l’uomo di colore
dell’altra sera. A lui è piaciuto come a me e abbiamo deciso di
rivederci. Questo non significa niente nel nostro rapporto, voglio
solo un altro po’ di piacere fisico e psicologico”.
“E io?” chiesi, come un bambino a
cui avevano tolto il giocattolo preferito.
“Dipende da te” disse. “Puoi
rimanere del tutto fuori e io cercherò di essere il più discreta
possibile. Oppure puoi avere la tua parte, da cuckold, visto che
ormai la tua attività preferita è guardare; e non dire di no, sai
benissimo che è così. Lo farò venire qui, così non ci sarà
l’imbarazzo e il rischio di alberghi a ore o peggio, tu puoi
assistere e anche fare riprese, se vuoi: quelle interessano pure me,
specie per quando sarò in menopausa…”
Sapevo che la nostra casa era
effettivamente il luogo ideale: in stanza da letto c’era un grosso
armadio a muro da cui mantenendo una fessura aperta si dominava con
la vista il letto matrimoniale. In salone c’era la finestrella di
comunicazione con la cucina, da cui era possibile vedere almeno tre
quarti dell’ambiente.
Mi eccitai subito all’idea e dissi
che a me andava bene.
Patrick si presentò alla villa in cui
abitiamo tre sere dopo, elegantissimo in completo nero, con camicia
bianca e cravatta azzurra; e con una bottiglia di champagne in mano.
Lo vidi entrare dalle scale, poi entrai in cucina dalla
porta-finestra esterna, come d’accordo con mia moglie. Lei non lo
avrebbe fatto entrare in cucina in nessun caso.
Dal mio punto di osservazione
privilegiato vidi che le chiacchiere e i preliminari durarono
pochissimo: in fondo non era un appuntamento d’amore ma di sesso
puro.
Fu lui a prendere l’iniziativa,
spogliando delicatamente mia moglie pezzo per pezzo finché rimase
con il solo perizoma. A questo punto lei gli chiese di togliersi
tutto anche lui ed assistetti ad una specie di spogliarello maschile,
alla fine del quale lui, tolti i boxer come ultimo indumento, espose
alla vista di lei (ma a sua insaputa anche mia) il suo pene enorme e
lunghissimo. Anzi, mi sembrò ancora più lungo e spesso che al di là
della vetrata qualche tempo prima. Mia moglie sembrava ipnotizzata e
attratta al tempo stesso da quell’attrezzo, quasi fosse un serpente
incantato. Gli si avvicinò e lo prese con le mani, carezzandolo
delicatamente (era già in piena erezione). Poi leccò la cappella
con la punta della lingua e lui lanciò un gemito di piacere. Quindi
cominciò la fase per lei più difficile: spalancò la bocca e cercò
di farci entrare il membro dell’uomo, ma per quanti sforzi facesse
quando lei si doveva fermare per mancanza di spazio in gola, almeno
la metà rimaneva fuori. Comunque lui sembrò gradire il trattamento,
carezzandola sulla schiena e muovendole la testa per avere più
piacere. Sentii varie volte versi come di soffocamento o conati di
vomito da parte di lei, ma non si fermò assolutamente, finché non
fu lui a fare un passo indietro e a girare mia moglie di spalle. Le
tirò giù il perizoma e glielo tolse. Dopo averlo annusato lo gettò
via e la aiuto a mettersi in ginocchio per riceverlo dentro di sé.
Lei assunse senza difficoltà la posizione a pecorina in cui era
esperta da oltre trent’anni e quando il suo culo svettò più in
alto di tutto il resto del corpo lui la penetrò nella vagina senza
difficoltà e comincio a menare colpi poderosi accompagnati da
sospiri e gemiti di lei e versi tipo urla da tifoso di calcio allo
stadio da parte di lui.
Mi resi conto di due cose: una erezione
tale da parte mia che mi dovetti trattenere per non venire subito e
una totale mancanza di gelosia.
A giudicare dai versi e dai suoni, mia
moglie ebbe almeno due orgasmi, il secondo subito dopo l’eiaculazione
dentro di lei del partner.
Fecero poi un pausa. Mentre lui era in
bagno mi fece cenno di andare nell’armadio di sopra: evidentemente
avrebbero proseguito in stanza da letto. Corsi su per le scale ma non
feci a meno di notare il viso accaldato e i segni rossi sui seni e
sulla schiena di mia moglie.
Mi infilai nell’armadio a muro
lasciando uno spiraglio. Dopo una decina di minuti arrivarono,
entrambi completamente nudi con due flute da champagne pieni. Notai
che l’uccello di Patrick, floscio, gli pendeva un po’ sulla
destra arrivando comunque quasi a metà coscia…!
Poi cominciò la seconda fase: finito
lo champagne mia moglie si sdraiò sul letto, allargò le gambe
completamente, tipo ginnasta in spaccata, e cominciò a toccarsi.
Allargava le grandi labbra, titillava il clitoride, metteva insomma
in mostra i suoi…gioielli. Il risultato fu una progressiva erezione
dell’uomo, che in poco tempo divenne completa. A questo punto fu
lui, sdraiatosi a pancia sotto sul letto, a usare la lingua sulla
fica di mia moglie che mostrò con dei sospiri assai rumorosi il suo
gradimento. Capii che lo voleva di nuovo dentro di sé. Ma lui
continuo il suo cunnilinguus fino a farle avere un orgasmo. Poi la
voltò e ricominciò a leccarla, ma stavolta sul buco del culo. Ebbi
la netta sensazione che lei lo volesse sì dentro, ma davanti, perché
cercava nuovamente di girarsi supina, ma lui glielo impediva, prima
con delicatezza , poi, dato che lei continuava, con violenza: la
inchiodò al letto a pancia sotto con una delle sue grosse mani sul
fondo schiena, mentre con l’altra prese darle della forti pacche
sul sedere, alternando la natica destra e la sinistra finché lei non
cedette e stette ferma: aveva capito il suo destino. Lui fece cadere
della saliva sul suo ano e la spalmò tutto intorno. A questo punto
lei dimostrò di essere una donna che pensa sempre a tutto, come
sapevo da trentadue anni: allungò la mano verso il comodino e ne
estrasse una boccetta di Baby Oil Johnson, che porse a Patrick senza
dire niente. Lui la aprì, lubrificò alla grande il suo orifizio
posteriore (che dal mio punto di vista sembrava così piccolo
rispetto al cazzo che stava per violarlo) e poi stabilì le
posizioni: lei di nuovo a pecorina, come prima, lui non in ginocchio
ma accovacciato dietro di lei. Immediatamente la punta del gigantesco
membro spinse sull’ano penetrandolo lentamente ma inesorabilmente.
Incredibilmente, per me, ci entrò tutto, a differenza della gola.
Quando rimasero fuori solo i testicoli vidi la faccia di mia moglie
che mostrava una certa sofferenza, ma non emise alcun verso per
avvalorare tale mio parere. I versi, di dolore, piacere o entrambi,
cominciarono subito dopo, quando lui cominciò la sua azione poderosa
a stantuffo nel retto di lei, e date le dimensioni dell’attrezzo,
non credo fosse solo piacere, anzi…
Non dava cenno di venire, si mosse
dentro di lei per almeno cinque minuti e allora fui sicuro che lei
stava provando dolore. Infatti per la prima volta quella sera non la
sentii avere un orgasmo, mentre lui finalmente venne rumorosamente,
eiaculando il suo sperma all’interno del retto di lei. Rimase così
per un paio di minuti poi si ritrasse, e nel momento preciso che lo
fece vidi l’ano di mia moglie largo come un collo di damigiana e
rosso come un pomodoro, mentre usciva lentamente del liquido
biancastro viscoso che si depositava sul lenzuolo. Tempo pochi
secondi e gli sfinteri fecero il loro lavoro: il buco si richiuse
come un fiore di notte (il rossore circostante rimase) e lei si girò
sulla schiena, lanciando uno sguardo spaurito verso l’armadio da
cui stavo osservando la scena. Poi corse in bagno, perdendo sul
pavimento altro sperma colato fuori dall’ano e ci rimase almeno
venti minuti. Nel frattempo io mi ero masturbato alla grande, con un
rotolo di Scottex-casa vicino per non sporcare l’armadio a muro.
Nel frattempo Patrick, fatta la sua
doccia, si era rivestito di tutto punto ma senza rimettere la
cravatta. Attese seduto il poltrona che lei uscisse dal bagno,
coperta dal suo accappatoio colorato di Missoni, si alzò e le andò
incontro per baciarla. Lei accettò apparentemente senza troppo
entusiasmo, poi gli disse che era stanchissima e che ora voleva solo
dormire.
Lui capì e se ne andò subito; mia
moglie lo accompagnò alla porta d’ingresso, poi in salotto, dove
nel frattempo ero sceso anche io, si versò mezzo bicchiere di grappa
alla pera, la sua preferita e lo tracannò in pochi secondi. Poi mi
chiese: “Allora, ti sei divertito? Dalla tua faccia direi di sì.”.
“Sì, è stato meglio che alla villa.
Ma l’ultima parte ti ha dato fastidio o sbaglio?”.
“Ammetto che un po’ di dolore l’ho
avuto, ma hai visto le dimensioni del suo coso? Una volta che accetti
di farlo devi prevedere tutto. Certo averlo davanti è una cosa
fantastica, dietro forse lo è solo per lui. Credo che in futuro per
il culo mi dovrò accontentare di cazzi normali, tipo il tuo”.
“Allora, altri scambi in programma?”
le chiesi “Rivedrai il tuo stallone nero?”.
“Scambi ufficiali in ville o alberghi
no, basta. Con Patrick sarò io a decidere. Visto che a te va bene
così, tipo stasera, accetterò la corte dei tanti che mi stanno
dietro da tempo e poi farò una selezione. Ah, dimenticavo: hai fatto
delle belle riprese?”.
La guardai desolato. “No, ero troppo
occupato a seguire tutto, mi sono scordato”.
“Che cavolo” esclamò “non ci si
può fidare di te in niente! Ora mi toccherà ripetere una serata con
Patrick… Beh, devo prima far riposare il mio culo, ci vorrà un
po’.
Buona notte.”.